Manuzio.org
T.O.C.
Epigram
Foreword
Diplomazia fuori posto
Questua
Metaverso vs Iperverso
Io, Donna.
Virt-reale
Abnormal Freudian Networks
Lo spadone
Author
Alessandro Wm Mavilio
Glocial Dictauthorship
I motivi di una fuga
[Attualmente raccolta di appunti] Chi deciderà di leggere questo microlibro non perderà molto tempo; promessa dell'autore.
Colophon
Alessandro Wm Mavilio
Glocial Dictauthorship
I motivi di una fuga
#2022-RTRT23
Un libro Manuzio.org è una sorta di moderno menabò online che non ha ancora un titolo o un contenuto determinato.
L’autore si riserva ancora il diritto di aggiungere, modificare, eliminare intere parti del testo prima di giungere a una conclusione dei lavori generalmente soddisfacente.
Tuttavia, il contenuto di questa pubblicazione è reso preventivamente disponibile al pubblico in quella che può ricordare la forma di un blog.
Potrà capitare al lettore di imbattersi in errori di vario tipo, principalmente dovuti al fatto che la prima stesura dei capitoli può avvenire in condizioni non sempre ideali alla scrittura, ma ogni sforzo sarà fatto per costantemente rivedere ciascun capitolo e portarlo alla forma più perfetta.
Questo libro può essere letto a schermo sul Web, stampato su carta oppure salvato in PDF.
Prima edizione digitale: 2022
© 2004 - 2024 - 2025
sdn.link Sapporo Japan
Table Of Contents
Epigram
Foreword
Diplomazia fuori posto
Questua
Metaverso vs Iperverso
Io, Donna.
Virt-reale
Abnormal Freudian Networks
Lo spadone
Author
Epigram
Fuc*, I'm out of this shi*.
Foreword
Questo è un libro brevissimo e conciso che vuol semplicemente mettere per iscritto, fors'anche disordinatamente, i motivi per la fuga ultima e finale da ogni rete sociale telematica; prima che l'autore stesso e i suoi possibili lettori perdano per sempre il contatto con ciò che voleva dire essere davvero sé stessi, liberi e puri; prima che si compia irreversibilmente il trapasso verso una propria umanità ridotta per sempre.
Questo libro non ha alcuna intenzione evangelizzatrice, né tantomeno informativa, giacché la velenosità dei Social Network è percepita e risaputa e ciascuno è sempre libero di agire come meglio crede.
Questo libro è forse solo una sorta di candido testamento.
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Diplomazia fuori posto
I Social Network impongono alle persone per bene una ulteriore ed eccessiva diplomazia, in aggiunta a quella di cui si è già presumibilmente dotati.
Almeno è così per persone come me.
E' ora invece di essere duri, solidi, fermi, compatti, cioè veramente sé stessi. Inamovabili con qualunque cosa (frase, opinione, atto, vezzo) che in cuor nostro ci dà un segnale di repulsione. Anche se a darci noia è un fantasma conosciuto o che si è amato nel passato.
Non ha alcun senso ingraziarsi fantasmi o cercare di tenerli a bada.
Si esca dalla casa delle streghe.
Finisce il tempo di volersi liquefare per raggiungere ogni angolo della propria rete di amicizie, affetti, conoscenze.
L'eccessivo dispendio di diplomazia che si attua in Rete Remota (e la relativa omologazione che ne deriva) sottrae capacità diplomatica a quella realmente necessaria alla vita in Rete Locale, alla famiglia, agli amici, ai passanti... La diplomazia necessaria a che due corpi fisici possano occupare lo stesso spazio fisico.
Finché avremo un corpo fisico non dovremmo infatti sottrarre risorse di nessun tipo ai corpi e alla loro imprescindibile impronta sociale nel reame fisico reale.
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Questua
...
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Metaverso vs Iperverso
La corsa verso il Metaverso è cominciata e con essa la corsa all'oro per pochi, e la corsa verso il precipizio per tutti gli altri.
Ma sfugge un dettaglio.
Il Web - qualunque cosa esso sia diventato - non è solo, e banalmente, "meta".
La dimensione "meta" è senza dubbio presente e massiccia ma non è quella che fa il Web, non è quella che lo mantiene in vita: essa è solo una dimensione emergente e descrittiva - nascosta agli occhi - e di ausilio ai macchinari che tengono su la Rete e a coloro che con essa dirigono le nostre attività umane.
Parlando di "meta", di certo c'è che gli umani di medio-alta "facoltà Internet" non sono in grado di gestire questa "dimensione meta" con profitto e naturalezza; a stento riescono infatti a star dietro ai meta-tag di un proprio sito web - e quasi sempre senza duraturo successo.
Dunque l'invito e la corsa al Metaverso (quest'ultimo, a mio avviso, furbescamente ma troppo repentinamente messo su dal diavolo Zuckerberg) rischia di rivelarsi la trappola finale per gli utenti più semplici di Internet che da pionieri pigri e parzialmente capaci diventano essi stessi meta-persone, "tag meta-umani", destinati a spegnersi nel reale per vivere in un irresistibile limbo telematico, e probabilmente destinati a sformare per sempre il loro corpo in attesa di una morte fisica (quella certa per tutti) che dal Metaverso S.P.A. li porti verso l'Aldilà misterioso.
Attualmente possiamo agevolmente dire che molte delle ore di veglia di cui noi umani disponiamo durante il dì, vengono trascorse con la nostra attenzione completamente proiettata su piattaforme espressive e comunicative metafisiche e dislocate nel Cloud.
Bene, ottima fase transitoria. Nulla contro questa parziale deriva tecnologica.
Ma si badi bene ai termini in gioco.
Da una "Rete Internazionale" (Internet), si è passati su una "Nuvola/Cloud" attraverso le "finestre" di "Windows", gli arcobaleni di MacIntosh e le mele peccaminose di Apple.
Ora - che lo si voglia o no - siamo tutti in transizione sulla Nuvola. Ma questa è appunto una fase transitoria, dalla quale è possibile ancora osservare panorami, fare delle scelte o prefigurarsi i prossimi passaggi.
Zuckerberg, rinominando Facebook in Meta, e proponendoci chiaramente il suo Metaverso fantasmagorico sta invitando la maggioranza della popolazione di Internet nel suo pentolone ammazza-corpi e succhia-anime.
Occhio a non cedere a quest'invito. E non scrivo così perché io sia un anti-tecnologico, tutt'altro, bensì perché sono certo che la tecnologia telematica di cui disponiamo può darci molto di meglio e molto di più se noi umani manteniamo il controllo sui nostri domini.
Che gli umani siano destinati a un limbo telematico non è quindi per nulla detto. Ciò è solo il desiderio di un giovinastro arricchitosi fuori controllo e di coloro che gli hanno permesso di arricchirsi per arricchirsi anch'essi.
Per chi voglia davvero transitare verso livelli superiori di tecnologia meta-personale, io vedo e propongo il concetto più banale, naturale e democratico di "Iperverso", che purtroppo è di là da venire e che sarà bloccato o ritardato dal Metaverso.
L'Iperverso non incontra, infatti, il favore degli sfruttatori di uomini perché sarebbe la più naturale evoluzione per l'uomo che ha acquisito la sua novella dimensione metafisica, in totale controllo della propria Rete.
Io vedo una dimensione dove, eventualmente, chi lo vorrà, disporrà di Avatar evoluti (magari come in Second Life, o altri giochi e piattaforme comunitarie simili) che però interagiranno tra loro nella dimensione naturale agli Avatar e in totale indipendenza dalle anime e dai corpi dei padroni.
Con l'Iperverso in funzione, noi umani, con i nostri corpi, torneremmo e resteremmo ancorati alla nostra dimensione fisica di nascita, sia per proteggerla dalla depredazione in corso ma anche e per vivere le nostre vite fisiche come si è fatto per millenni, ma con l'aggiunta di un'attività parallela nell'Iperverso, che non sia compenetrata - come lo è oggi - con il nostro "dispositivo persona".
Insomma, per ridurre l'intero concetto a qualcosa di metaforicamente comprensibile, io sono d'accordo che il mio "frigorifero smart" dialoghi con i frigoriferi smart degli altri mentre dormo, faccio sesso, leggo un libro, carezzo un gatto, ma mi rifiuto di pensare che ci possano essere persone che invece di fare tutto ciò stiano già oggi passando le loro giornate con la testa nel frigorifero a parlare con altri che hanno la testa in un frigorifero.
E trovo abominevole che qualcuno stia preparando la cella frigorifera ultima e globale dove chiamare tutti questi utenti che - non essendo consci di cosa voglia dire "meta" - credono che il futuro sia entrare nella trappola gelida di qualcuno per morirvi assiderati.
Penso quindi che ciascuno di noi, per meritare la patente di Cittadino del Web (e sempre se questa patente la si desidera) dovrebbe essere in grado di gestire, mantenere il proprio server personale, compilare il proprio codice personale di programmazione, affinché possa essere un cittadino in totale controllo sia del corpo fisico di nascita che delle attività "metafisiche" della propria testa.
La metafora del frigorifero non è casuale. Il frigorifero che noi tutti abbiamo in casa non è differente da un server personale con capacità tecnologiche speciali. Ma così come per il frigorifero, anche dentro al "server" del prossimo futuro dobbiamo decidere noi cosa riporre, per quanto tempo, quando scongelarlo, come cucinarlo e soprattutto con chi condividerlo.
Qualunque siano le attività che i nostri Avatar faranno in indipendenza nell'Iperverso, si potrà pensare a un guadagno di sorta.
Gli Avatar potranno fare affari, potranno giocare e accumulare punti, potranno vedere le pubblicità al posto nostro, amarsi e odiarsi, uccidersi senza mai morire, e il risultato positivo di questa assurda e giocosa Iper-Economia potrebbe favorire gli umani sul loro caro pianeta Terra.
Ultima provocazione.
Se tu potessi addestrare una gazza ladra, e questa ogni giorno ti portasse un paio di regalini preziosi, non lo faresti?
Questo può fare un Avatar tutto tuo e solo tuo, che agisca in indipendenza, in una dimensione nella quale tu non devi mettere piede.
Possiamo pensare anche agli Avatar dell'Iperverso come a dei figli. Li creiamo noi ma non siamo noi. Vivono la loro vita, fanno le loro interazioni, tornano a casa con ginocchia sbucciate o bei voti scolastici e...
Questo dovremmo chiedere al Web del Futuro. Generare senza distruggere.
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Io, Donna.
Andy Kelly | Bimba e Robot
Sapporo
2022-10-20
Ho sempre fatto una pessima esperienza dei Social Network, e ho negli anni sempre interrogato i miei amici (e simili) sulla loro.
Io sembro sempre quello più ingrato, scontento e lamentoso, impossibile da soddisfare, incapace di usare un social network per il semplice gusto di restare connesso con le persone della mia cerchia sociale.
Ho scoperto finalmente il perché di questa mia deprimente insoddisfazione.
La mia esperienza sui SN è semplicemente disturbata, avvelenata, da un algoritmo che - nel mio caso personale - semplicemente agisce maldestramente e totalmente fuori fuoco rispetto al mio profilo psicologico e di consumatore.
Sarebbe già odioso parlare del "famoso algoritmo" che attanaglia, controlla e dirige le nostre vite online, ma nel mio caso, nei mesi e negli anni, questa presenza attiva, continua, ha un effetto del tutto deprimente.
Ho sempre saputo che l'algoritmo è posto in essere e lavora alacremente per consigliare contenuti social - e pubblicitari - in linea col profilo dell'utente e del consumatore.
E' una cosa che posso comprendere bene.
Tuttavia, l'esperienza di socialità e connessione che anche io vorrei fare con i miei amici e contatti è costantemente rovinata da inserti, interruzioni e consigli che - pur con tutta la mia benevolenza e liquidità - con me non hanno nulla a che fare.
Pensando che sia lo stesso per tutti i miei amici, mi domando sempre: come fa un uomo di 50 anni (per esempio) a ignorare tutti i messaggi pubblicitari che invitano le donne a depilarsi le ascelle in centri convenzionati?
Come fa un uomo di 50 anni che non ama e non usa i videogiochi a resistere al bombardamento continuo di pubblicità "kawaii" di videogiochi online il cui colore fondamentale è il rosa e la cui eroine sono ragazzine in minigonna che devono salvarsi da zombie muscolosi?
Sembra che l'algoritmo pensi che io sia una donna.
Eppure sono certissimo di non esserlo, di non sentirmici e di non mettere in circolo contenuti che possano dar adito a un tale equivoco.
Nei mesi ho pensato che forse è in gioco (globale) una controtendenza diabolica e voluta per spingere le persone a diventare ciò che non sono, appunto attraverso un bombardamento di anti-contenuti disumanizzanti e de-generativi.
(Ammetto di essere convinto che i SN stiano comunque operando su scala globale un tale dirottamento di coscienze e identità...)
Poi mi sono accorto spesso che tra i vari contenuti non prodotti dai miei amici, ma tra quelli proposti dall'algoritmo, vi è sempre casualmente qualcosa che ho cercato sul web oppure - ORRORE - qualcosa di cui ho semplicemente parlato con qualcuno in una stanza - senza quindi inserire attivamente chiavi di ricerca in un nessun campo...
Ma sappiamo da sempre che i nostri dispositivi ascoltano e registrano costantemente le frequenze della voce umana e ne fanno segretamente chiavi di ricerca da dare all'algoritmo, che poi se ne serve - appunto - per proporci contenuti e pubblicità.
Ma la domanda è: perché la mia esperienza personale in qualità di target pubblicitario è tanto pessima?
Amo i libri, amo l'arte, amo i film e la filosofia... Perché sono bombardato da proposte pubblicitarie per videogiochi stupidi, per automobili (che aborro), per prodotti per la casa?
Ieri - ne sono convinto - ho finalmente compreso.
Chi mi conosce sa che vivo in Giappone da molti anni. Ieri ho fatto una lezione di italiano, in cui la cliente esige che si parli esclusivamente in italiano, e la cosa è possibile perché il suo livello è effettivamente altissimo.
In un solo punto, ci siamo dovuti arrendere entrambi e tornare sulla lingua giapponese, perché sia in italiano che in giapponese non ci veniva in mente la giusta parola per indicare quelle fasce di tessuto che anticamente si usavano in Giappone per caricarsi i bambini in braccio o sulla schiena, quando non esistevano i carrozzini, o questi erano troppo costosi, o le condizioni generali non permettevano che si potesse passeggiare con i bambini ma occorreva tenerli stretti a sé...
Bene. Questa mattina mi trovo irrorato di pubblicità per mamme in cui gli inserzionisti propongono versioni moderne e di stile moderno del classico "marsupio porta-enfant" - quello di derivazione giapponese, a metà tra un "furoshiki" e un "dakkou-himo".
Sono trasalito. Ho ricordato e ricostruito che tutte le volte che avevo ritrovato (per "magia tecnologica") qualcosa alla quale avevo pensato, di cui avevo parlato, o che avevo ricercato sul web, beh, quel suggerimento pubblicitario ricevuto si basava su un'informazione che mi era stata trafugata sempre e solo attraverso la lingua giapponese.
Questo è importante da sottolineare perché:
1) la mia vita online in solitaria si basa al 95% sulla lingua italiana e inglese (la messaggistica non sociale, come è facile ipotizzare, molto più sulla lingua giapponese).
2) I miei dispositivi (PC e Smartphone) sono assolutamente settati solo sulla lingua italiana.
Dunque, l'algoritmo (maldestro o diabolico che sia, ci penserò su) sembra basarsi sulla lingua della località in cui mi trovo.
E quindi, se è davvero così, attraverso il telefono (quando questo è in standby) esso registra, decodifica e riutilizza informazioni personali e di interesse che derivano dalle mie conversazioni *in giapponese*.
Ecco spiegato perché l'algoritmo sembra pensare che io sia una donna. La quasi totalità delle mie conversazioni quotidiane avviene con donne: la mia partner, le mie figlie, le mie studentesse...
Spero che chi abbia letto fin qui e fa parte delle mie cerchie sociali potrà capire perché la mia esperienza sui social network è tanto insoddisfacente e perché io non trovi pace: i contenuti "extra" (che vengono massicciamente intercalati tra i contenuti degli amici) generano su di me una costante pressione dai risultati aberranti.
Un vero e proprio lavaggio del cervello, dell'identità e soprattutto della sessualità.
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Virt-reale
Julien Tromeur | Virtual
Sembra che l'ubriacatura virtuale - ormai in essere da un paio di decenni - stia convincendo molti di noi a credere che le dimensioni virtuali che frequentiamo quotidianamente siano - non solo - eminenti come quelle reali ma anche irrinunciabili per una completa e soddisfacente espressione di sé.
Prima che sia troppo tardi, diciamoci a gran voce: NON E' COSI'.
Sono certo che dopo aver portato un paio di generazioni a confondere / sovrapporre Reale e Virtuale - cioè Irrinunciabile e Rinunciabile - è stato facile, per chi attualmente è al comando, porci sul piatto diverse questioni campali (che toccano politica, opinione, partecipazione sociale, economia, ecologia, salute) per farci decidere, propendere, scegliere - con inaudita leggerezza - cose che solo trent'anni fa avrebbero causato tumulti per le strade.
La "realtà" del COVID, la necessità dell'isolamento, della rinuncia al vero irrinunciabile, l'accettazione della pseudo-vaccinazione, l'irreale irrinunciabilità al supporto all'Ucraina, e via dicendo.
Sono tutte disumane assurdità che è stato possibile proporre solo a chi non distingue più il necessario dall'inutile.
E non sorprende rendersi conto che da anni siamo tutti distratti dall'assolutamente inutile conflitto tra Vero e Falso.
Chi ha giocato seriamente con la filosofia ha da tempo messo da parte il problema irrisolvibile del Dato e dell'Informazione, del Credibile e dell'Incredibile, dello Scientifico e dell'Incorruttibile.
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Abnormal Freudian Networks
Occorre fare maturamente i conti con il fatto che - ammettiamolo - non ci interessa proprio nulla di ciò che postano i nostri amici sui social.
Il fatto che ci si costringa e convinca a restare in balia dei Social Network è solo una posa infantile, una resa alla remotissima possibilità che qualcosa di speciale e magico possa derivare da questo continuo promettersi un premio, una soddisfazione, una vincita affettiva di sorta...
La distanza fisica, spesso siderale, che affligge gli umani sui SN è inspiegabilmente il propellente per la disperata e inestinguibile ricerca per una vicinanza/affinità che non c'è mai, non vi sarà mai e forse - ahinoi - guai se vi fosse.
Del resto - e ciò vale anche per il sottoscritto - le tracce che produciamo e lasciamo visibili online sono pura spazzatura, il residuo di qualcosa. Tecnicamente: un escremento; il frutto della digestione di altri contenuti ed esperienze.
Non vi è nulla di male nel produrre escrementi (corporei, mentali, artistici), ciò che ci sta rendendo dei mostri dalla socialità dubbia è il fatto che defechiamo in pubblico e offriamo a destra e manca i nostri doni.
Le feci come "un dono" sono un concetto conosciuto, risaputo, ben descritto dagli studi psicologici.
La "fase anale" è infatti la seconda fase di sviluppo dei bambini, sapientemente descritta da Sigmund Freud.
Secondo il modello di sviluppo a fasi di Freud, la fase anale è il secondo periodo di sviluppo del bambino: essa succede alla fase orale e precede la fase fallica. Si colloca a un'età compresa fra i 18 e i 36 mesi circa.
Un momento...
Ma vuoi vedere che la nostra partecipazione al Web e ai SN ricalca - casualmente, involontariamente o costrittivamente - le fasi di un preciso modello psicologico di sviluppo?
Vuoi vedere che chi ha costruito questa rete malefica lo ha fatto semplicemente basandosi su manuali di psicologia?
Nel corso della sua ricerca psicoanalitica sullo sviluppo, Sigmund Freud articolò il tema dello "sviluppo psicosessuale" e dei correlati processi della libido in cinque fasi.
L'importanza di questa nuova concezione risiedette soprattutto nel non identificare più la sessualità con la mera attività genitale degli individui adulti, ma nello scoprire l'esistenza e le caratteristiche di una sessualità infantile.
Freud definisce il bambino "un perverso polimorfo"; il bambino, in tal senso, è "perverso" in quanto ricerca il piacere senza alcuna finalità riproduttiva ed è "polimorfo", poiché ricerca il piacere attraverso i vari organi a sua disposizione.
Freud suddivise lo sviluppo psicosessuale del bambino in cinque fasi successive; la zona erogena associata a ogni fase funge da fonte di piacere.
L'insoddisfazione in un determinato stadio può portare alla cosiddetta "fissazione". Essere soddisfatti, di contro, porta a una personalità sana.
Sigmund Freud proponeva che se il bambino sperimentava una frustrazione in una qualsiasi delle fasi dello sviluppo psicosessuale, sperimentava un'ansia che persisteva nell'età adulta come nevrosi, come un disturbo mentale funzionale.
Ma possono queste fissazioni e nevrosi degli adulti essere funzionali a qualcuno?
1. Fase orale
Con questo termine viene identificata la prima fase dello sviluppo psicosessuale infantile postulato da Freud, comprendente i primi 0-18 mesi di vita, in cui il piacere libidico è legato in modo prevalente all'eccitamento della cavità orale e delle labbra, eccitamento che accompagna l'alimentazione.
L'umanità sperimenta questa fase dagli anni Novanta, con l'esplosione dei canali di informazione, comunicazione e con l'accesso al Web miracoloso. Ci siamo potuti nutrire a volontà di informazioni, immagini, suoni, visioni, opinioni. Abbiamo mandibole doloranti e labbra tumefatte...
Le fissazioni relative a questa fase vengono definite "fissazioni orali", e scaturiscono dalla lunghezza più o meno protratta di questo periodo.
Si manifestano prevalentemente con un'ossessiva stimolazione della zona orale, comportando l'eccessivo attaccamento dell'adulto ad abitudini che coinvolgono appunto l'utilizzo della bocca (suzione, alimentazione); nel nostro caso iper-informazione, iper-esposizione, ecc.
Penso di non sbagliare nel proporre che siamo tutti vittime di una fissazione in tal senso, che non ci siamo mai distaccati dalla mammella telematica che ci è stata messa in bocca dal primo giorno.
Da un punto di vista comportamentale, l'individuo con fissazioni potrebbe manifestare un'inclinazione al vittimismo, regredire verso uno stato di dipendenza e/o sviluppare pratiche oralmente dipendenti (tabagismo, alcolismo, logorrea o manifestando una forte dipendenza dal cibo) costituendosi una personalità sarcastica o pungente (caratteristiche queste indicate come qualità sadico-orali). Su ciò, ciascuno faccia la propria auto-analisi.
2. Fase anale
Fra i 18 ed i 36 mesi circa, gli interessi del bambino si spostano dalla zona orale a quella anale, in concomitanza con l'acquisizione del controllo delle funzioni sfinteriche.
Per quanto riguarda noi infanti sul Web, dopo tanta nutrizione arriva certamente il momento di espellere / esprimerci.
Secondo Freud, il bambino trae appagamento dal controllo autonomo degli sfinteri; il controllo e l'espulsione dei prodotti del proprio corpo costituiranno, oltre che una forma di gratificazione, uno strumento di regolazione delle relazioni con l'ambiente circostante.
Il bambino nutre interesse verso i propri escrementi; spesso l'espulsione è accompagnata dalla paura di una perdita e da un senso di incompletezza.
La decisione di defecare rappresenta il primo atto simbolico di negazione o accondiscendenza, rispetto alle necessità di autocontrollo imposte dalle figure genitoriali e - per estensione - dalle istituzioni sociali, che esigono dall'individuo il suo adeguamento alle norme condivise e un certo autocontrollo.
Secondo le teorie di Freud, l'incapacità di risolvere i conflitti in questa fase e la scorretta imposizione del vasino possono condurre allo sviluppo di una fissazione anale "ritentiva" oppure "espulsiva".
Non sono forse facebook e instagram (per esempio) dei vasini?
Io credo che la fase dei Social Network - che sono appunto il luogo dove ci si può esprimere sempre e comunque, espellendo pensieri, opinioni, prodotti della propria digestione di contenuti - ricalchi la fase anale codificata da Freud.
Seguendo il modello di Freud, ci troveremmo prossimi a una terza fase.
3. Fase fallica
Questa fase si manifesta durante un'età compresa tra i 3 e i 6 anni circa. Nei termini del calendario degli umani sul Web sarà una fase abbastanza lunga.
Sempre dal punto di vista di questo "calendario", è ovvio che molti siano già in questa fase fallica e molti altri stanno per entrarvi.
Nella fase fallica l'energia libidica si sposta dalla regione anale alla regione genitale, che diviene la zona erogena deputata all'appagamento delle pulsioni.
Gli utenti manifestano in questo periodo un comportamento fortemente esibizionista.
Il complesso edipico costituisce il desiderio inconscio e rimosso di ogni bambino o bambina di avere un rapporto sessuale coi propri genitori, cioè coloro che hanno reso possibile la nostra stessa esistenza / permanenza nella nuova dimensione telematica o che siano reputati autorevoli su simili riguardi.
I complessi di Edipo ed Elettra, rendono poi dinamica questa fase, contrapponendo amore e odio tra gli utenti e le loro contro-rispettive contro-figure contro-genitoriali.
Odio e Amore espressi sul Web nei confronti di categorie ampie e potenti (governi, aziende, movimenti politici, Brand) possono essere ricondotti alle dinamiche di questa fase.
La fase fallica rappresenta un momento fondamentale per il futuro sviluppo / modifica / rinuncia dell'identità sessuale.
4. Fase di latenza
Il periodo di latenza potrebbe essere la quarta fase dello sviluppo telecomandato di gruppo sul Web.
In un certo senso, ci troveremmo in una fase pre-puberale.
In questa fase la libido è "dormiente" e secondo Freud, questa fase serve al bambino per incrementare la socializzazione e sviluppare rapporti amichevoli con i membri dello stesso "sesso psico-sociale" (neologismo mio).
Nella fase di latenza si assiste a una piena identificazione con il genitore del medesimo sesso, cioè con la figura tecnologica e contenutistica - autorevole - di riferimento.
Ciò spiega anche l'amore e l'attaccamento per i colossi come Apple, facebook, Google, ecc... E perché molti vogliano darsi e lavorare per loro.
5. Fase genitale
La fase genitale ha inizio con la pubertà, protraendosi poi per tutta la vita dell'individuo, consentendogli di sviluppare relazioni significative con il sesso opposto o, in presenza di attitudini omosessuali, con il proprio stesso sesso, grazie all'energia libidica nuovamente concentrata nella zona genitale.
Teorizzando qui la precisa volontà da parte di qualcuno di condurre l'umanità del Web su un percorso di sviluppo controllato e controllabile, la questione del sesso è irrilevante e non per forza inerente la realtà genitale degli utenti.
Il genere sessuale che intendo, parafrasando la nostra residenza sul Web con le fasi di sviluppo freudiane, è un "genere" più sullo stile di Umberto Eco: apocalittici o integrati? Oppure, filo-governativi o anti-governativi? Spirituali o Scettici?
La presenza di algoritmi e dinamiche automatiche di profilazione degli utenti del Web mi autorizza a pensare che noi infanti sul Web siamo destinati a essere divisi in classi separate, per genere, per opinione, per indole, affinché le possibili attività sessuali - sempre metafora per possibili unioni di senso - siano possibili solo tra omosessuali, cioè tra coloro che pensano e ragionano in modo simile.
E' molto possibile che i Social Network siano stati concepiti o aggiornati per diventare un tale sistema psicoattivo per l'allevamento e la marchiatura degli umani.
E' bastato promuovere - non trattare e impedirci di riconoscere e curare - quelle che Freud chiama "fissazioni", per fare in modo che noi tutti indugiassimo su un Web che altro non è che un asilo diabolico.
Alessandro Wm Mavilio
- Glocial Dictauthorship -
Lo spadone
Da giovane ho frequentato per un breve ma intenso periodo gli ambienti del Controllo RADAR dell’aeronautica civile.
Il lavoro del controllare RADAR è quello di garantire nel proprio settore la giusta separazione tra aeromobili e ostacoli di varia natura.
Le moderne apparecchiature RADAR forniscono al controllore un’immagine nitida, informata e in tempo reale della situazione di traffico nel proprio settore. Un punto di visto per certi versi divino, perché la tecnologia consente di osservare dall’alto, senza distorsioni prospettiche, una vera e propria danza.
I rudimenti della tecnologia RADAR sono ormai tecnologicamente affermati da decenni ma le postazioni più moderne si avvantaggiano della collaborazione dell’intelligenza degli elaboratori elettronici.
Tra questi, “lo spadone”.
Alla pressione di un pulsante, davanti al simbolo degli aeromobili prescelti, compare un allungamento, nella forma casualmente proprio simile a quella di una grande spada medievale. Questo allungamento consente di vedere se le traiettorie degli aerei in analisi confliggeranno di lì a poco.
Alessandro Wm Mavilio
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